La diarrea del viaggiatore è una patologia enterica, ovvero una malattia infettiva dell’apparato digerente, che colpisce quei soggetti che, da Paesi ad alto tenore igienico, si recano in Paesi in via di sviluppo, con scarse prevenzioni igieniche, in particolare il Sud-Est Asiatico, l’India, il Bangladesh, l’Africa, il Nord-Africa, alcune zone dell’America Centrale (es. Messico) e l’area Medio-Orientale. Secondo recenti statistiche, i soggetti colpiti ogni anno ammontano a circa 6 milioni, di cui il 30% costrette a stare totalmente a letto; nella maggior parte dei casi, il responsabile della diarrea del viaggiatore è il bacillo del colon, Escherichia Coli e suoi ceppi, che vanno sotto l’acronico ETEC (Enterotoxigenic E.Coli): essi sono produttori di un’enterotossina (molecola tossica per le vie digerenti). Appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae (Enterobatteri), E. Coli è un batterio Gram Negativo con una tipica forma allungata e si colora di rosso con la colorazione di Gram. E’ un normale abitante della flora batterica dell’intestino umano, delle vie urinarie e della cute; i suoi ceppi enterotossigeni (ETEC) sono produttori di due tipi di tossine proteiche: tossina termostabile (ST) e tossina termolabile (LT), quest’ultima in grado di provocare la secrezione di cloro e acqua nel lume intestinale. La principale manifestazione della diarrea del viaggiatore è data da una serie di attacchi diarroici di tipo secretorio di varia gravità; solitamente, l’esordio della manifestazione è di tipo acuto ed è tipicamente caratterizzato da diarrea acquosa e dolori addominali di tipo crampiforme. Altre manifestazioni sono vomito e febbricola. Il numero di scariche giornaliere di feci acquose è variabile, solitamente compreso tra le 5 e le 10 volte; il colore delle feci espulse è piuttosto chiaro, esse contengono tracce di muco né di sangue. In questo processo infiammatorio dell’apparato digerente, i ceppi di E. Coli non invadono la mucosa dell’intestino ma bensì alterano il tratto intestinale attraverso la produzione di enterotossine. Nell’80% dei casi, la diarrea del viaggiatore è di origine batterica, in particolare ceppi enterotossigeni di E. Coli (meno frequenti, invece, Salmonelle e Stafilococchi); in realtà, però, la causa di tale patologia è variabile. I ceppi enterotossigeni di E. Coli sono ubiquitari (si trovano ovunque), con maggiore frequenza in specifiche aree geografiche (specie nei paesi del Sud del mondo per scarso livello igienico). La diarrea del viaggiatore è la più frequente patologia clinica che interessa i viaggiatori che si spostano da un’area geografica all’altra, con rischio maggiore per i soggetti che approdano nelle aree tropicali, posti in cui, spesso, alimenti e acqua sono contaminati: ad agevolare la diffusione dell’infezione è la mancanza di infrastrutture igienico-sanitarie. Ma esiste una serie di fattori che influiscono nella contaminazione in queste aree: oltre alla scarsa igiene e alla mancanza di infrastrutture adeguate, inoltre, le età estreme di vita, l’ipocloridria, scarse difese immunitarie dei soggetti del posto e stili di vita poco salutari. Epidemiologicamente, la trasmissione dell’infezione avviene prevalentemente per via oro-fecale: l’agente infettante viene eliminato con le feci dal soggetto affetto e chi sta per essere contagiato viene a contatto con il materiale contaminato per via orale. Fondamentalmente, quindi, la trasmissione della malattia è soprattutto legata alla scarsa qualità dell’acqua e dei cibi. Tuttavia, i ceppi di E. Coli sono diffusi anche nelle aree geografiche industrializzate, nelle quali possiamo avere una serie di epidemie estese o casi sporadici che colpiscono sia adulti che bambini. Negli adulti la patologia decorre nell’arco di 24-48 ore con scomparsa di sintomi nel giro di pochi giorni (3-4 solitamente, fino ad un massimo di una settimana quando il decorso della patologia è più lento). Nei bambini, invece, il quadro clinico è nettamente più complesso a causa del processo di disidratazione che avviene conseguentemente alle scarische giornaliere di feci acquose: in questo caso, possono insorgere alterazioni dell’equilibrio idrico e salino, simili, clinicamente, al colera. Il trattamento della patologia è per lo più sintomatico, basato essenzialmente sulla reidratazione e sulla reitegrazione dei sali persi con espulsione fecale (e vomito talvolta); può essere utile, inoltre, trattare la malattia anche con antispasmici e antidiarroici. Si consiglia di assumere fermenti lattici per ristabilire l’integrità della flora intestinale. Farmaci consigliati per gli adulti: fluorochinoloni. Nel lattante, invece, le forme gravi devono essere trattate sia con terapia reidratante sia con terapia antibiotica (parliamo di casi in cui la sintomatologia è particolarmente pronunciata e il decorso è troppo lento). Farmaci consigliati per il lattante: cotrimoxazolo. Si consiglia vivamente di consultare sempre il medico prima dell’assunzione di qualsiasi terapia, antibiotico e/o farmaco.
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