Il ferro fa parte di quella categoria di sali minerali conosciuti come oligoelementi o microelementi. I sali minerali, infatti, si possono distinguere in due tipologie: da un lato i macroelementi, come calcio, fosforo, magnesio, zolfo, sodio, potassio, cloro, il cui bisogno giornaliero è dell’ordine dei grammi o dei decimi di grammo, e che quindi sono contenuti nell’organismo umano in una certa misura; dall’altro lato, invece quegli elementi (detti appunto oligoelementi) presenti nel corpo in numero piccolissimo, i quali possono essere a loro volta suddivisi in tre tipologie, ovvero gli essenziali, i probabilmente essenziali, ed i potenzialmente tossici.
Il ferro da parte della prima categoria di oligoelementi conosciuti, ovvero quelli “essenziali”, insieme a rame, zinco, iodio, selenio, cromo, cobalto, fluoro: si tratta in effetti di minerali considerati indispensabili per l’organismo, e la cui carenza comprometterebbe funzioni fisiologiche importanti
L’organismo umano, dunque, contiene circa 3-4 grammi di ferro, sotto forma di ferro emico e di ferro non emico: il primo (ione ferroso) è legato al gruppo eme delle proteine emoglobina e mioglobina, che ammonta al 75% del ferro totale presente nell’organismo; il secondo (ione ferrico) si può invece rintracciare nella milza, nel fegato e nel midollo osseo legato alla ferritina e all’emosiderina, con funzione di deposito.
FUNZIONI DEL FERRO
Il ferro è un sale minerale molto importante, in quanto non solo è necessario per la sintesi di emoglobina (ovvero la proteina che trasporta l’ossigeno alle cellule) di mioglobina e di collagene, ma è anche indispensabile nei processi di respirazione cellulare e nel metabolismo degli acidi nucleici.
Secondo le tabelle della LARN, il fabbisogno quotidiano di ferro per l’uomo ammonta a 10mg mentre per la donna sale a 18mg.
ALIMENTI CHE CONTENGONO FERRO
Esso può essere assunto grazie a diversi alimenti che lo contengono in grandi o piccole quantità: tra i primi ricordiamo le carni, il fegato, i legumi, i crostacei, la frutta secca e i vegetali verdi, mentre tra i secondi il burro, il latte e gli alcolici (ad eccezione del vino).
L’organismo umano tende a limitare al massimo le perdite di ferro compensandole grazie alle riserve ed alla regolazione di assorbimento ed eliminazione; tuttavia, può accadere, specie in particolari condizioni, che si verifichi una consistente carenza di questa sostanza importantissima per l’organismo. I soggetti più a rischio sono senza dubbio i neonati prematuri, i lattanti in quanto il latte, anche quello materno è povero di ferro, le donne mestruate, le persone che hanno subito perdite di sangue, gli alcolisti ed i vegetariani, e la carenza può avvenire sia a causa di apporto ridotto, dovuto a diete carenti di carne e ricche di cereali, sia a causa di perdite ematiche o insufficiente assorbimento.
Una carenza eccessiva di ferro può portare all’anemia, cefalea, palpitazioni, nevralgie, turbe vasomotorie, e facilità alle infezioni.